venerdì 10 giugno 2016

Tecnici e tecnici laureati

Tecnici e tecnici laureati

Si legge oggi sul quotidiano Scuola 24 che il governo intende rafforzare il canale della formazione terziaria non accademica tramite gli ITS http://www.scuola24.ilsole24ore.com/?cmpid=nlqs  . Ma ancora una volta non si può che prendere atto di una mancanza di strategia generale coerente sul sistema scolastico da parte del governo e delle forze di maggioranza. E’ di pochi giorni fa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della L. 89/2016 che converte in legge il DL 42/2016 “Disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca”. Il DL era composto da solo quattro articoli, ma al Senato sono diventati undici e questi poi definitivamente approvati dalla Camera, per cui anche la ricerca del testo non è molto agevole.
L’art. 1 septies della L. 89/2016 prevede che per accedere all’esame di stato per lo svolgimento della libera professione di “perito industriale” non sarà più indispensabile il titolo conseguito con lo specifico diploma della scuola secondaria e relativo praticantato, ma, salvo riconoscimenti temporali dei percorsi in atto, sarà indispensabile la laurea di primo livello.
Il tema è quello del riconoscimento della libera professione in Europa. Su questo la scelta del percorso accademico è già stata fatta negli scorsi anni. Si poteva accedere agli esami di stato per la libera professione di perito industriale, e si può continuare a farlo per la professione del geometra, obbligatoriamente con il possesso dello specifico titolo rilasciato dalla scuola secondaria e praticantato. A sua volta il tirocinio o praticantato può essere sostituito da un percorso IFTS di almeno quattro semestri o da percorsi ITS o da una laurea di primo livello. Ma non mi pare che questi percorsi abbiano avuto molto successo, per una ragione molto semplice, essendo in possesso di una laurea di primo livello in ingegneria non si capisce perché il tecnico debba iscriversi al Collegio dei Geometri o dei Periti Industriali invece che all’Ordine degli Ingegneri (B o junior), avendo frequentato un corso accademico non specifico.
Come si vede la legge non va nella direzione della valorizzazione degli ITS auspicato dal governo in quanto ai diplomati ITS non sarà consentito l’accesso alla libera professione.
Da qualche mese le facoltà di ingegneria italiane si stanno muovendo per riformulare la proposta formativa nel settore, prevedendo un percorso triennale più professionalizzante ed uno, separato, quinquennale più accademico, non più quindi il 3+2. Gli esempi stranieri di riferimento, citati anche dagli articoli di Scuola 24 sono le Fachhochschulen tedesche, che sono si incardinate sulle università ma con una forte autonomia didattica e gestionale; gli Institutes universitaires de Technologie (IUT) francesi, ma anche in questo caso bisogna ricordare che in Francia esiste parallelamente anche la Section de Technique Supérieure (STS) che invece sono collegate ai lyceés; e l’esperienza del SUP svizzere che invece sono totalmente autonome dal mondo accademico.
Visti i numeri esigui della formazione terziaria non accademica in Italia non so se il sistema è in grado di reggere due canali paralleli, quello dell’ITS e quello universitario. Se la scelta per quanto riguarda la libera professione propende per il canale universitario questo dovrà avere una impostazione didattica significativamente non accademica e professionalizzante.
La scelta ha una ricaduta significativa anche sugli ordinamenti dell’istruzione tecnica della scuola secondaria (che in questa fase non sembra avere voce in capitolo), viene meno la specificità del titolo di studio per poter accedere alla libera professione.
Se si prende ad esempio l’esperienza svizzera, il canale della formazione tecnica prevede un percorso secondario di quattro anni con una uscita che non permette la libera professione ed un proseguimento nella Scuola Universitaria Professionale per chi vuole accedere ad un livello superiore che permette la libera professione in ambito tecnico. Se uno studente svizzero dopo cinque anni di formazione liceale intende cambiare percorso e accedere alla SUP deve fare un anno di passaggio, soprattutto di stage, perché non avrebbe le competenze necessarie per affrontare una SUP.

Sempre da notizie di stampa dei mesi scorsi anche il Collegio dei Geometri ha attivato un tavolo di lavoro con il MIUR per ridefinire il percorso formativo, penso sarebbe utile che a questo tavolo si esprimesse anche la scuola secondaria.

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