sabato 28 dicembre 2019

ricordi storici e “ricordi geologici”


Ricordi belluschesi 5

Stavolta mischiamo ricordi storici e “ricordi geologici”.

Circa 2.000.000 di anni fa la nostra zona era interessata da forti periodi di espansione e ritiro dei ghiacciai che trasportarono verso la pianura consistenti quantità di materiali, è così che proprio da noi si formano delle morene laterali tipiche dei ghiacciai, sopra queste morene laterali abbiamo la Cascina San Nazzaro, e l’abitato di Bernareggio. L’avvallamento che abbiamo tra Bellusco e San Nazzaro non è stato scavato da un torrente ma dal ritiro di un ghiacciaio, anche quello tra Vimercate e San Nazzaro è stato disegnato da un’altra lingua di ghiacciaio. Queste morene disegnano dei movimenti nel paesaggio anche se modesti e contenuti. Essendo inadatti alla coltivazione ospitano da circa duecento anni i boschetti di robinie.
Una delle sponde di queste morene è stata utilizzata splendidamente dal punto di vista architettonico per collocarci la chiesa parrocchiale che presenta quindi un bel sagrato in salita. Così come ha sottolineato il Card. Martini nella sua visita pastorale, la “salita al tempio” è un’azione mistica.
In dialetto questi avvallamenti li chiamiamo “avai” rispettivamente gli “avai de Casina Musca” e gli “avai de Vimerca”. Negli anni recenti ci è piaciuto pronunciarli come il cinquantesimo degli stati federati agli U.S. “gli Hawaii”.
Mi dicono che queste modeste salite erano comunque un problema per il tram che passava da Bellusco e a volte i passeggeri erano costretti a scendere per permettere al tram di superare le salite, fatta anche loro la salita a piedi poi vi risalivano. La lentezza del mezzo, che è stato tolto nel 1958, aveva anche qualche vantaggio, mi dicono che c’era un belluschese che abitava vicino alla fermata del tram che prendeva per andare a lavorare a Monza, ma si sa i più vicini sono anche i più ritardatari per cui prendeva il tram all’ultimo momento con ancora la scodella della colazione in mano, colazione che finiva di consumare all’altezza di Cascina Mosca dove buttava nel prato la scodella che la madre poi recuperava in mattinata.
L‘espansione urbana della metropoli milanese ha consumato soprattutto territorio a nord della città, il vimercatese ha risentito molto meno della crescita urbana ma si è caratterizzato per un forte pendolarismo verso Monza, Sesto e Milano. Ancora adesso abbiamo ampi spazi non urbanizzati che nel tempo hanno sempre stimolato gli appetiti dei pianificatori alla grande scala
Quando c’erano i nebbioni seri era proprio negli avvallamenti che si “tagliava a fette”, nonostante questo a un certo punto hanno pensato di progettare un aeroporto proprio tra Vimercate e Bellusco che avrebbe dovuto supplire alle chiusure di Linate in caso di nebbia (sic!). La costruzione dell’omnicomprensivo era già conclusa e l’incidente avvenuto il 9 dicembre 1990 a Casalecchio di Reno dove un’areo è precipitato su una scuola uccidendo 12 ragazzi ha probabilmente convinto tutti che non era il caso.
Poi si è parlato di un nuovo carcere, dello spostamento dell’autodromo di Monza, anche il nostro “Corso Alpi” da Aicurzio avrebbe dovuto rimanere nell’avvallamento e raccordarsi con il provinciale Monza-Trezzo dove ora si trovano dei capannoni e invece poi è stato spostato a est del paese.
Il fondo di questi avvallamenti è caratterizzato da strati di ghiaia che rendono i terreni più “freschi e asciutti” e quindi molto produttivi dal punto di vista agronomico., al contrario i terreni a est del paese, fino al “canyon” dell’Adda i ghiacciai lasciarono terreni molto paludosi con conseguente depositi di sabbie e argille che rendono ancora adesso questi terreni molto impermeabili e meno produttivi per l’agricoltura.
La morena laterale di sinistra si abbassa sempre più spostandoci verso sud e va a lambire la cascina Camuzzago, al suo piede si infila il percorso del torrente Cava. Ma anche in questo caso la chiesa e il chiostro sono collocati sul margine della morena andando a caratterizzare un altro angolo architettonico molto interessante che è il raccordo tra la cascina e l’antico chiostro di Camuzzago con relativa scalinata sotto il portico.

carta geologica d'Italia


la scuola media


Ricordi belluschesi 4


Qualcosa di più leggero


Il 31 dicembre 1962 nasceva in Italia la scuola media unificata che nel testo di legge si chiama “scuola secondaria di primo grado”: i ritorni storici…


Prima di allora per chi voleva proseguire gli studi dopo la licenza elementare esistevano due percorsi: la Scuola Media che era stata derivata dai percorsi ginnasiali (da qui è rimasta la dizione di quarta e quinta ginnasio per il primo biennio del liceo classico) e la Scuola di Avviamento al Lavoro. Nessuno di questi due percorsi erano disponibili a Bellusco, ma per frequentarli bisognava andare a Vimercate o a Monza.
Con l’anno scolastico 1963-64 parte anche a Bellusco la scuola media occupando parte della scuola elementare, nel frattempo viene ampliato l’edificio con un ingresso separato, è ancora riconoscibile come il corpo più a sud dell’edificio attuale della scuola elementare con il suo ingresso (quello vicino alla mensa).
La prima leva che ha frequentato la scuola media a Bellusco è stata quella del 1952.
La mia classe è entrata nell’anno scolastico 1969-70 c’erano tre sezioni: la A prevalentemente maschile e faceva francese, la sezione B tutta femminile sempre di francese e la sezione C mista che faceva inglese.
Fino a due anni prima la scuola media di Bellusco era frequentata anche da ragazzi e ragazze di Sulbiate e di Mezzago e poi solo da quelli di Mezzago. E insomma ci voleva un po’ di tempo per integrare gli “stranieri” che venivano da fuori paese. Il passaggio dalle scuole elementari alle media comportava per i maschi l’abbandono della “blusa nera col fiocco blu”, mentre per le ragazze il grembiule è durato qualche anno ancora. Si abbandonava la cartella a favore dell’elastico che a fatica riusciva a contenere il libro di “Epica” che durava tre anni. Ai miei tempi oltre alle normali ore mattutine c’era il doposcuola comunale nel pomeriggio in cui si facevano i compiti o si rifacevano gli argomenti del mattino, per cui continuava per altri tre anni il supplizio della mensa.
Gli anni delle medie erano anni di passione soprattutto verso le professoresse che avevano il fascino delle donne di città.
In prima l’insegnante di lettere era la professoressa Colli, veniva da Milano con una Fiat 850 blu, sempre elegante, trucco “significativo” e fondo tinta consistente, capelli cotonati e laccati, ma lei poteva: era una professoressa, era di Milano. Quello è stato il suo ultimo anno a Bellusco. I progetti per andarla a trovare un pomeriggio sono tutti naufragati, troppo avventuroso arrivare fino a Milano per dei ragazzi delle medie di quegli anni.
In terza media ci è arrivata la professoressa Skopinic, anche lei veniva da Milano ma coi mezzi pubblici. Bionda, alta, quel po’ trasandato che faceva colpo. Ed erano anni caldi, strategia della tensione, referendum sul divorzio, la Skopinic era dichiaratamente di parte, una passionaria, ma che apertura mentale! Mi ricordo ancora una ricerca in cui mi ero impegnato tantissimo sulla questione palestinese, e un tema “La felicità sta al diciassettesimo piano” a me sembrava bellissimo e invece secondo lei ero andato fuori tema. Con lei siamo andati un pomeriggio a vedere la mostra a Milano sul pittore Ligabue e i “naif”. Che avventura! Così un bel giorno una delegazione della 3A va dal vicepreside e chiede l’organizzazione di un cineforum. La risposta un po’ rude: “ma andate a studiare che avete gli esami”, però alla fine un film ce l’hanno organizzato un mattino all’oratorio me lo ricordo: “Uomini contro” di Franco Rosi con Gian Maria Volontè.
La materia di “Applicazioni tecniche” era divisa per maschi e femmine, i ragazzi avevano il loro laboratorio nello scantinato, con un saltello toccavi il soffitto, norme di sicurezza? Non esisteva il problema. Gran lavori di traforo.
Sui corridoi la vigilanza era ferrea a cura di Luigetto e Maria.

la 3A  a.s. 71/72