Ricordi belluschesi 4
Qualcosa di più leggero
Il 31 dicembre 1962 nasceva in Italia la scuola media unificata che nel testo di legge si chiama “scuola secondaria di primo grado”: i ritorni storici…
Prima di allora per chi voleva proseguire gli studi dopo la
licenza elementare esistevano due percorsi: la Scuola Media che era stata
derivata dai percorsi ginnasiali (da qui è rimasta la dizione di quarta e
quinta ginnasio per il primo biennio del liceo classico) e la Scuola di
Avviamento al Lavoro. Nessuno di questi due percorsi erano disponibili a
Bellusco, ma per frequentarli bisognava andare a Vimercate o a Monza.
Con l’anno scolastico 1963-64 parte anche a Bellusco la
scuola media occupando parte della scuola elementare, nel frattempo viene
ampliato l’edificio con un ingresso separato, è ancora riconoscibile come il
corpo più a sud dell’edificio attuale della scuola elementare con il suo
ingresso (quello vicino alla mensa).
La prima leva che ha frequentato la scuola media a Bellusco
è stata quella del 1952.
La mia classe è entrata nell’anno scolastico 1969-70 c’erano
tre sezioni: la A prevalentemente maschile e faceva francese, la sezione B
tutta femminile sempre di francese e la sezione C mista che faceva inglese.
Fino a due anni prima la scuola media di Bellusco era
frequentata anche da ragazzi e ragazze di Sulbiate e di Mezzago e poi solo da
quelli di Mezzago. E insomma ci voleva un po’ di tempo per integrare gli
“stranieri” che venivano da fuori paese. Il passaggio dalle scuole elementari
alle media comportava per i maschi l’abbandono della “blusa nera col fiocco
blu”, mentre per le ragazze il grembiule è durato qualche anno ancora. Si
abbandonava la cartella a favore dell’elastico che a fatica riusciva a
contenere il libro di “Epica” che durava tre anni. Ai miei tempi oltre alle
normali ore mattutine c’era il doposcuola comunale nel pomeriggio in cui si
facevano i compiti o si rifacevano gli argomenti del mattino, per cui
continuava per altri tre anni il supplizio della mensa.
Gli anni delle medie erano anni di passione soprattutto
verso le professoresse che avevano il fascino delle donne di città.
In prima l’insegnante di lettere era la professoressa Colli,
veniva da Milano con una Fiat 850 blu, sempre elegante, trucco “significativo”
e fondo tinta consistente, capelli cotonati e laccati, ma lei poteva: era una
professoressa, era di Milano. Quello è stato il suo ultimo anno a Bellusco. I
progetti per andarla a trovare un pomeriggio sono tutti naufragati, troppo
avventuroso arrivare fino a Milano per dei ragazzi delle medie di quegli anni.
In terza media ci è arrivata la professoressa Skopinic,
anche lei veniva da Milano ma coi mezzi pubblici. Bionda, alta, quel po’
trasandato che faceva colpo. Ed erano anni caldi, strategia della tensione,
referendum sul divorzio, la Skopinic era dichiaratamente di parte, una
passionaria, ma che apertura mentale! Mi ricordo ancora una ricerca in cui mi
ero impegnato tantissimo sulla questione palestinese, e un tema “La felicità
sta al diciassettesimo piano” a me sembrava bellissimo e invece secondo lei ero
andato fuori tema. Con lei siamo andati un pomeriggio a vedere la mostra a
Milano sul pittore Ligabue e i “naif”. Che avventura! Così un bel giorno una
delegazione della 3A va dal vicepreside e chiede l’organizzazione di un
cineforum. La risposta un po’ rude: “ma andate a studiare che avete gli esami”,
però alla fine un film ce l’hanno organizzato un mattino all’oratorio me lo
ricordo: “Uomini contro” di Franco Rosi con Gian Maria Volontè.
La materia di “Applicazioni tecniche” era divisa per maschi
e femmine, i ragazzi avevano il loro laboratorio nello scantinato, con un
saltello toccavi il soffitto, norme di sicurezza? Non esisteva il problema.
Gran lavori di traforo.
Sui corridoi la vigilanza era ferrea a cura di Luigetto e
Maria.
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