sabato 23 aprile 2022

 

Ricordi belluschesi 14

Bellusco-Andrea-Camaldoli

Abbiamo avuto notizia in questi giorni della scomparsa improvvisa di Andrea Colnaghi monaco camaldolese belluschese, da anni in California in quel di Berkeley. Per i belluschesi è sempre stato semplicemente Andrea, non ci veniva mai chiamarlo Padre Andrea, anche a quelli della mia generazione, non dei primi amici più stretti, ma quella dei “fratelli minori”. Quella di Camaldoli e di Bellusco è stata una storia che ha segnato almeno due generazioni di giovani tra gli anni ’70 e ’90. Andrea da operaio decide di farsi monaco, entra nel convento di Camaldoli accompagnato da Don Paolo Banfi, sono i primi anni post-conciliari, quella della stagione del grande fermento per la chiesa cattolica e anche la scelta di Andrea diventa un evento prezioso per i camaldolesi guidati allora da Padre Benedetto Calati. Benedetto era massimo esperto di storia dei padri della chiesa, di San Gregorio Magno (anche Papa Gregorio era stato monaco benedettino prima di diventare Papa). Benedetto parlava di Gregorio Magno come grande innovatore della chiesa, in un periodo di forte decadenza politica, secondo lui Gregorio Magno ha avuto un ruolo importante per le integrazioni delle culture cosiddette “barbare” in piena crisi e decadenza della società romana. Sarà, ma in questi ultimi anni mi capita spesso di riandare alle analisi di Benedetto Calati sul ruolo di Gregorio Magno e di quanto sarebbe necessario un vero innovatore anche sociale e politico che non può venire cha da un certo distacco dalla politica quotidiana. La fine degli anni ’60 erano animati da una forte speranza di cambiamento in meglio anche in ambito religioso confidando con una certa fiducia dell’azione dello Spirito Santo.

Anni di speranze che non erano certo privi di dissidi e contrasti anche forti. Si può immaginare quanto la necessità e l’urgenza dei cambiamenti nei giovani di allora facesse fatica a convivere con una religiosità molto tradizionalista di paese. I cambiamenti sociali che comunque avanzavano nella società con un numero sempre crescente di giovani studenti, il protagonismo operaio, la nascita di associazioni laiche ricreative, culturali e politiche anche in paese, ponevano nuove domande anche alla religiosità che in prima battuta si richiude a difesa.

Però i germi conciliari fruttificano anche a Bellusco. Don Angelo Pirola, anche lui dalla fabbrica, inizia una nuova esperienza ecclesiastica a Fano sotto la guida di Don Romolo che arriverà poi all’incontro con la grande esperienza di Don Giuseppe Dossetti. Diverse formazioni sacerdotali che non si ritrovano più nell’esperienza del seminario diocesano vedono protagonisti altri giovani belluschesi di allora, Luigi con Angelo a Fano, Alberto con un’esperienza tra gli immigrati italiani all’estero e nelle periferie urbane; Alfredo, anche lui dal mondo del lavoro, alla Torino del Cardinale Pellegrino e di Don Ciotti dove si forma per poi occuparsi dei carcerati. E Andrea a Camaldoli.

A Camaldoli quando dici che sei di Bellusco trovi ancora qualche monaco (Ugo, ad esempio, il bibliotecario) che ti sorride ricordando le incursioni dei giovani belluschesi che ci sono passati più volte per qualche giorno, per occasioni di crescita culturale e personale. Andare a Camaldoli voleva dire poter chiacchierare con Benedetto Calati di cui dicevo prima, con Emanuele Bargellini il priore, con Ugo lo schivo e taciturno bibliotecario che era capace di celebrare una messa in cui la predica consisteva in 10 minuti di silenzio e riflessione personale; Bernardino che era appena tornato da alcuni anni in India a vivere la spiritualità induista; al grande Innocenzo Gargano filologo, anche lui ha vissuto alcuni anni tra i monaci del Monte Athos in Grecia; e ora importante interprete delle scritture; a Robert, il grande amico di Andrea, impegnato in una ricerca ecumenica di incontro tra cattolici e anglicani. Robert, anche lui scomparso da poco, è venuto diverse volte a Bellusco, una volta è venuto a trovarci con Andrea quando ero appena sposato, mi ricordo che un po’ divertito raccontavo i regali di nozze ricevuti come retaggio della tradizione e lui con lo stupore e l’apparente ingenuità che solo gli americani sanno esprimere ci dice che invece questa cosa è bellissima come il segno che tutta una comunità di amici e parenti aiuta a “mettere su casa”, aiuta l’avvio di una nuova famiglia”. E’ stato per seguire Robert che anche Andrea si è traferito In California. Robert era stato richiamato a insegnare all’università di Berkeley dove aveva già fatto esperienze prima di diventare monaco camaldolese. Ora non so se mi spiego ma: Berkeley! Dove è cominciata la protesta contro la guerra in Vietnam, dove è cominciato il ’68!

In questi ultimi anni i belluschesi che si sono avventurati intorno a San Francisco sapevano di avere un appoggio o un concittadino da andare a trovare.

A Camaldoli ti poteva capitare, ad esempio, di parlare un pomeriggio con Innocenzo che raccontava come un gruppo di monaci scapestrati ha forzato la mano ai lavori conciliari per passare dalla liturgia in latino a quella in italiano, oppure sentire mons. Cipriani che spiegava la differenza tra l’attenzione apparente e l’attenzione reale tipica della mistica di tante religioni dove la recita di formule ripetitive ti mette nella condizione di attenzione apparente mentre l’attenzione reale si sposta sulla riflessione personale intorno ad una parola, ad un concetto colto al momento o con Salvatore, l’artista che raccontava delle sue ricerche.

Uno dei ricordi più belli che ho di Camaldoli è stata l’ordinazione sacerdotale di Andrea, ci eravamo andati come al solito con una nutrita compagnia di giovani belluschesi, era inverno e Camaldoli era tutta innevata, la sera si stava a chiacchierare e a discutere nella foresteria del monastero tra liquori, amari e tisane, poi in camera ero con Don Paolo ed un amico, ma la discussione continuava anche in camera a luci spente a un certo punto l’amico in belluschese sbotta “ ma le minga ura de durmé?”.

Tra le occasioni formative più forti che ricordo c’è quella del triduo di riflessioni organizzate in parrocchia in occasione della prima messa di Andrea a Bellusco. Sono state tre serate di riflessioni tenute da Innocenzo Gargano opportunamente preavvisato che avrebbe parlato in un piccolo paesino, con una religiosità molto tradizionalista. Innocenzo ha fatto la prima serata, da filologo, sul tema “tradizione e tradimento” richiamando la radice comune e mettendo in guardia dall’eccessivo attaccamento alla tradizione che può portare anche al tradimento dei principi originali.

Andrea con la sua serenità, il sorriso, l’apertura mentale e anche sapiente ironia è stata la porta per diversi giovani belluschesi portatori di nuove domande in cerca di nuove risposte.

Ordinazione sacerdotale a Camaldoli, abbraccio tra Don Paolo e Andrea, sullo sfondo: Luigi, Emanuele e Innocenzo