Ricordi belluschesi 14
Bellusco-Andrea-Camaldoli
Abbiamo avuto notizia in questi giorni della scomparsa
improvvisa di Andrea Colnaghi monaco camaldolese belluschese, da anni in
California in quel di Berkeley. Per i belluschesi è sempre stato semplicemente
Andrea, non ci veniva mai chiamarlo Padre Andrea, anche a quelli della mia
generazione, non dei primi amici più stretti, ma quella dei “fratelli minori”.
Quella di Camaldoli e di Bellusco è stata una storia che ha segnato almeno due
generazioni di giovani tra gli anni ’70 e ’90. Andrea da operaio decide di
farsi monaco, entra nel convento di Camaldoli accompagnato da Don Paolo Banfi,
sono i primi anni post-conciliari, quella della stagione del grande fermento
per la chiesa cattolica e anche la scelta di Andrea diventa un evento prezioso
per i camaldolesi guidati allora da Padre Benedetto Calati. Benedetto era
massimo esperto di storia dei padri della chiesa, di San Gregorio Magno (anche
Papa Gregorio era stato monaco benedettino prima di diventare Papa). Benedetto parlava
di Gregorio Magno come grande innovatore della chiesa, in un periodo di forte
decadenza politica, secondo lui Gregorio Magno ha avuto un ruolo importante per
le integrazioni delle culture cosiddette “barbare” in piena crisi e decadenza della
società romana. Sarà, ma in questi ultimi anni mi capita spesso di riandare alle
analisi di Benedetto Calati sul ruolo di Gregorio Magno e di quanto sarebbe
necessario un vero innovatore anche sociale e politico che non può venire cha
da un certo distacco dalla politica quotidiana. La fine degli anni ’60 erano
animati da una forte speranza di cambiamento in meglio anche in ambito
religioso confidando con una certa fiducia dell’azione dello Spirito Santo.
Anni di speranze che non erano certo privi di dissidi e
contrasti anche forti. Si può immaginare quanto la necessità e l’urgenza dei
cambiamenti nei giovani di allora facesse fatica a convivere con una
religiosità molto tradizionalista di paese. I cambiamenti sociali che comunque
avanzavano nella società con un numero sempre crescente di giovani studenti, il
protagonismo operaio, la nascita di associazioni laiche ricreative, culturali e
politiche anche in paese, ponevano nuove domande anche alla religiosità che in
prima battuta si richiude a difesa.
Però i germi conciliari fruttificano anche a Bellusco. Don
Angelo Pirola, anche lui dalla fabbrica, inizia una nuova esperienza
ecclesiastica a Fano sotto la guida di Don Romolo che arriverà poi all’incontro
con la grande esperienza di Don Giuseppe Dossetti. Diverse formazioni
sacerdotali che non si ritrovano più nell’esperienza del seminario diocesano
vedono protagonisti altri giovani belluschesi di allora, Luigi con Angelo a
Fano, Alberto con un’esperienza tra gli immigrati italiani all’estero e nelle
periferie urbane; Alfredo, anche lui dal mondo del lavoro, alla Torino del
Cardinale Pellegrino e di Don Ciotti dove si forma per poi occuparsi dei
carcerati. E Andrea a Camaldoli.
A Camaldoli quando dici che sei di Bellusco trovi ancora
qualche monaco (Ugo, ad esempio, il bibliotecario) che ti sorride ricordando le
incursioni dei giovani belluschesi che ci sono passati più volte per qualche
giorno, per occasioni di crescita culturale e personale. Andare a Camaldoli
voleva dire poter chiacchierare con Benedetto Calati di cui dicevo prima, con
Emanuele Bargellini il priore, con Ugo lo schivo e taciturno bibliotecario che
era capace di celebrare una messa in cui la predica consisteva in 10 minuti di
silenzio e riflessione personale; Bernardino che era appena tornato da alcuni
anni in India a vivere la spiritualità induista; al grande Innocenzo Gargano
filologo, anche lui ha vissuto alcuni anni tra i monaci del Monte Athos in
Grecia; e ora importante interprete delle scritture; a Robert, il grande amico
di Andrea, impegnato in una ricerca ecumenica di incontro tra cattolici e anglicani.
Robert, anche lui scomparso da poco, è venuto diverse volte a Bellusco, una
volta è venuto a trovarci con Andrea quando ero appena sposato, mi ricordo che
un po’ divertito raccontavo i regali di nozze ricevuti come retaggio della
tradizione e lui con lo stupore e l’apparente ingenuità che solo gli americani
sanno esprimere ci dice che invece questa cosa è bellissima come il segno che
tutta una comunità di amici e parenti aiuta a “mettere su casa”, aiuta l’avvio
di una nuova famiglia”. E’ stato per seguire Robert che anche Andrea si è
traferito In California. Robert era stato richiamato a insegnare all’università
di Berkeley dove aveva già fatto esperienze prima di diventare monaco
camaldolese. Ora non so se mi spiego ma: Berkeley! Dove è cominciata la
protesta contro la guerra in Vietnam, dove è cominciato il ’68!
In questi ultimi anni i belluschesi che si sono avventurati
intorno a San Francisco sapevano di avere un appoggio o un concittadino da
andare a trovare.
A Camaldoli ti poteva capitare, ad esempio, di parlare un
pomeriggio con Innocenzo che raccontava come un gruppo di monaci scapestrati ha
forzato la mano ai lavori conciliari per passare dalla liturgia in latino a
quella in italiano, oppure sentire mons. Cipriani che spiegava la differenza
tra l’attenzione apparente e l’attenzione reale tipica della mistica di tante
religioni dove la recita di formule ripetitive ti mette nella condizione di
attenzione apparente mentre l’attenzione reale si sposta sulla riflessione
personale intorno ad una parola, ad un concetto colto al momento o con
Salvatore, l’artista che raccontava delle sue ricerche.
Uno dei ricordi più belli che ho di Camaldoli è stata
l’ordinazione sacerdotale di Andrea, ci eravamo andati come al solito con una
nutrita compagnia di giovani belluschesi, era inverno e Camaldoli era tutta
innevata, la sera si stava a chiacchierare e a discutere nella foresteria del
monastero tra liquori, amari e tisane, poi in camera ero con Don Paolo ed un
amico, ma la discussione continuava anche in camera a luci spente a un certo
punto l’amico in belluschese sbotta “ ma le minga ura de durmé?”.
Tra le occasioni formative più forti che ricordo c’è quella
del triduo di riflessioni organizzate in parrocchia in occasione della prima
messa di Andrea a Bellusco. Sono state tre serate di riflessioni tenute da
Innocenzo Gargano opportunamente preavvisato che avrebbe parlato in un piccolo
paesino, con una religiosità molto tradizionalista. Innocenzo ha fatto la prima
serata, da filologo, sul tema “tradizione e tradimento” richiamando la radice
comune e mettendo in guardia dall’eccessivo attaccamento alla tradizione che
può portare anche al tradimento dei principi originali.
Andrea con la sua serenità, il sorriso, l’apertura mentale e
anche sapiente ironia è stata la porta per diversi giovani belluschesi
portatori di nuove domande in cerca di nuove risposte.
Ordinazione sacerdotale a Camaldoli, abbraccio tra Don Paolo e Andrea, sullo sfondo: Luigi, Emanuele e Innocenzo |
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