martedì 9 giugno 2020

I boschetti di robinie


Ricordi belluschesi 9

I boschetti di robinie

Venendo da Vimercate verso Bellusco dal provinciale, nella stagione estiva, ci si presenta un paesaggio molto significativo. Una cortina di alberi copre il paese ma da questa emergono come presenza significativa la chiesa e il campanile. Anche poi svoltando per entrare nell’abitato una bella quinta di robinie introduce scenograficamente il paese. Sembra quasi di entrare in un bosco per poi arrivare nella radura e trovare le case.
Mi ricordo che si era espresso più o meno in questi termini anche il Cardinale Martini durante la sua visita pastorale a Bellusco
Questo importante elemento del paesaggio è caratterizzato dalla presenza della robinia, il nome botanico è Robinia pseudoacacia, è una pianta originaria dell’America del Nord, leggiamo su Wikipedia: “Fu importata in Europa dall'America del Nord nel 1601 da Jean Robin, farmacista e botanico del re di Francia Enrico IV. L'esemplare proveniva dalla Virginia. Secondo la maggior parte delle fonti, nel 1601 Jean Robin ne piantò un esemplare nell'attuale piazza René Viviani, sulla Rive gauche, nei pressi della chiesa di Saint-Julien-le-Pauvre; esso è ancora esistente, anche se danneggiato nella parte più alta della chioma dai bombardamenti della Prima guerra mondiale e sostenuto da tre pilastri in cemento. Ciononostante, continua a fiorire ogni primavera, da oltre quattrocento anni. Dei più di 370.000 alberi dei viali e parchi parigini quest'esemplare è comunemente considerato il più antico, oltre ad essere l'acacia più longeva d'Europa. È presente nell'elenco ufficiale degli "alberi notevoli di Francia" (Arbres remarquables de France) ed ha una circonferenza di circa 3,90 metri”.
Dalla fine del Settecento da albero ornamentale botanico si è diffuso come coltivazione produttiva. In quel periodo c’è stato un forte aumento del prezzo del granoturco e un po’ come noi ora seguiamo il prezzo del petrolio, allora i forti cambiamenti economici erano determinati dai prezzi dei prodotti agricoli. Il governo austriaco emana una serie di provvedimenti economici per incentivare la produzione del mais promuovendo il disboscamento delle aree, anche quelle meno produttive come le brughiere.
Anche nel territorio di Bellusco spariscono in quegli anni boschi di “essenze forti”. Il legname però continua ad essere la principale fonte energetica da riscaldamento per cui si piantano sulle rive e i dislivelli del terreno dovute a ragioni geologiche, difficilmente coltivabili, boschetti di robinie.
La fortuna di questa pianta è determinata da diversi fattori: una crescita molto rapida tanto da permettere un taglio produttivamente efficace in tre anni, una riproduzione molto intensa per polloni direttamente dalle radici, tanto da farla ritenere una pianta infestante per gli altri tipi di bosco, la produzione di legname molto duro e resistente all’acqua utile per la paleria, gli attrezzi ma anche le scale a pioli. Per i montanti laterali delle scale a pioli si sceglieva una pianta bella dritta e la si lasciava crescere anche più di tre anni in modo vere un tronco della dimensione utile, la pianta assumeva il titolo di “scalet”. I fiori, “laciarei” sono commestibili e posso essere utilizzati nelle frittelle. Il fusto e le foglie sono tossici anche se qualcuno racconta che la corteccia era utilizzata per cicatrizzare le ferite da taglio.
Tra sette e ottocento quindi anche il paesaggio belluschese si è molto trasformato popolandosi dei boschetti di robinie, la collocazione di questi boschetti poco profondi disegnavano comunque una specie di enclave, un dentro che era il paese e un fuori che neanche si vedeva e diventa lontano, separando, a volte, anche l’abitato dalle frazioni.
Venendo un po’ meno la funzione economica la permanenza di questi boschetti è determinata proprio dalla persistenza della robinia che a noi mantiene una certa variabilità ecologica, dei corridoi ecologici nord sud per la fauna e un paesaggio che riconcilia l’anima.

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