Del Cardinale Bagnasco e del voto segreto
Che il Cardinale Bagnasco abbia esagerato è, fortunatamente,
opinione di molti. La sua uscita è l’espressione di una larga parte della
gerarchia cattolica che non hanno mai riconosciuto una autonomia di giudizio da
parte dei fedeli. Secondo le gerarchie vaticane i cattolici non sono dotati di
un proprio cervello, ma hanno un corpo che comincia dalla pancia in giù, è
infatti su quella parte del corpo che la gerarchia si accanisce con proprie
prese di posizione anche dettagliate. Il dissenso, l’obiezione di coscienza dei
cattolici non sono ammessi, ma non sono mai neanche definitivi: esiste l’istituto
della confessione, nel “segreto della confessione” tutto si perdona e quel che
è stato è stato.
Per i parlamentari italiani invece la Costituzione all’art.
67 è chiaro “Ogni membro del Parlamento rappresenta
la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Ogni
parlamentare ha piena responsabilità delle proprie scelte, ma come ci spiega
anche Wikipedia “Questo articolo della Costituzione
italiana fu scritto e concepito per garantire la libertà di espressione più
assoluta ai membri del Parlamento italiano eletti alla Camera dei deputati e al
Senato della Repubblica. In altre parole, per garantire la democrazia i
costituenti ritennero opportuno che ogni singolo parlamentare non fosse
vincolato da alcun mandato né verso il partito cui apparteneva quando si era
candidato, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori che,
votandolo, gli avevano permesso di essere eletto a una delle due Camere
(divieto di mandato imperativo). Il vincolo che lo lega agli elettori assume,
invece, la natura di responsabilità politica.”
Oddio, qualche limite di mandato imperativo sul trasformismo
forse varrebbe la pena di introdurlo nell’ordinamento italiano. Ma… la responsabilità
politica si esercita nel segreto?
Io elettore non chiedo al parlamentare che ho votato di
dimettersi se la pensa diversamente da me (mandato imperativo) ma di farmi
sapere come vota sì. Si assuma le sue responsabilità, quando dovrò votare
voglio esprimere anche un giudizio su come ha operato.
Citando uno dei testi che ho messo nel mio “araldo personale”
in una pagina di questo blog: “L’obbedienza non è più una virtù”: “E quando è l’ora non c’è scuola più grande
che pagare di persona un’obiezione di coscienza. […] Chi paga di persona
testimonia che vuole la legge migliore, cioè che ama la legge più degli altri.”
E qui si parlava di vera obiezione di coscienza, i parlamentari che votassero
in modo difforme dalle indicazioni di partito cosa rischiano? Se ci fosse una
legge elettorale che permettesse agli elettori maggiori possibilità di scelta forse
la non rielezione, ma non è neanche così. Avranno modo da qui alle elezioni di
farsi perdonare con una confessione più o meno segreta e il capo li rimetterà
in lista, mica contano gli elettori.
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