venerdì 2 dicembre 2016

2 dicembre 2016 antivigilia del voto referendario

2 dicembre 2016 antivigilia del voto referendario


Stamattina Radipopolare di Milano annunciava gli appuntamenti radiofonici importanti per la giornata di domenica 4 dicembre. Al mattino trasmissione sul voto in Austria col pericolo del ritorno neonazista, poi la diretta sui funerali di Fidel e infine la diretta sui risultati del referendum in Italia. Per lunedì consigliavano di prendere ferie.
Nella situazione italiana qualcuno va rilanciando la frase di Obama all’indomani dell’imprevisto risultato delle elezioni americane “domani il solo sorge ancora”.
Temo che lunedì 5 dicembre il fatto che sorga ancora il sole sia solo un fatto astronomico ma, perlomeno in Italia, sarà comunque un nuovo periodo. All’interno del PD sarà comunque tutto diverso da prima.
Non penso interessi a molti cosa succederà al PD dal 5 dicembre, ma per chi ha creduto e ha lavorato alla nascita di una formazione politica riformista e di centro sinistra in Italia sarà un altro calvario.
E’ da tempo che sto in questo partito più per sentimento che per convinzione, prima per pratiche troppo poco riformiste, poi per l’incapacità di provare nuove forme aggregative e organizzative per un partito di massa realmente partecipativo che fa i conti con il nuovo tipo di comunicazione ma presente sul territorio e infine per l’insofferenza verso questo nuovo “verbo” del renzismo che per dirla con Prodi  è di “chi ha voluto ignorare e perfino negare la storia dell’Ulivo, con una leadership esclusiva, solitaria ed escludente”.
L’aggravante è legata all’azione di governo che ha usato il riformismo prevalentemente come propaganda mistificando la realtà facendo un doppio danno, il primo perché le riforme fatte male non raggiungono lo scopo, il secondo perché alimentano un clima antiriformista dettato dalla percezione che le riforme e, soprattutto le semplificazioni, peggiorano la situazione. Al contrario ogni azione riformista ha bisogno di capire a fondo la realtà esistente, qualcuno ha parlato di una “azione di verità”, ma per paura della comunicazione propagandistica degli altri, si è rincorso lo stesso metodo rasentando il cialtronismo.
La stagione iniziata con la “rottamazione” ha aggravato in questa campagna referendaria la delegittimazione delle posizione politiche diverse dalle proprie, ma ancora peggio la mancanza di rispetto reciproco e l’insulto personale. Altre campagne referendarie sono state politicamente molto divisive nella società ma nessuna così negativa negli attacchi personali. Complice certamente la disponibilità e la diffusione di nuovi strumenti comunicativi di ambigua trasparenza.
Alcuni hanno già deciso di abbandonare l’attività (e anche il voto) nel PD, la maggior parte in silenzio senza suscitare allarmi neanche nella dirigenza. L’impressione è che la dirigenza ha consapevolmente deciso che per questa stagione politica lo strumento partito non serve, per cui non va ripensato ma tenuto “in naftalina” e trasformato di fatto in comitato elettorale. Il confronto interno in orizzontale e in verticale non serve più, annientato in un twitter. I tempi della comunicazione digitale di massa e pubblica non sono adatti al confronto.
Altri hanno abbandonato il PD più rumorosamente fondando nuovi movimenti politici, ma anche in questo caso non c’è stata ne analisi ne confronto serio ma solo la ridicolarizzazione delle persone . L’unica analisi è stata l’accusa di scissionismo assolvendo in pieno chi ha il ruolo e il compito di non essere divisivo e di garantire in modo costruttivo lo spazio del dibattito e del confronto.
In questa situazione da” mucchio di macerie” torno ha una citazione che mi piace molto dal finale del film “Italia-Germania 4 a 3” di Andrea Branzini del 1990 .
- Il messaggio è questo: E’ che noi , noi per vivere, abbiamo bisogno di un sistema di riferimento, di una costruzione, di una cattedrale. Solo che abbiamo solo macerie. E allora cosa dobbiamo fare? Come nel medioevo noi prendiamo un capitello, una colonna, i mattoni, il resto dei crolli, i lastricati romani e li mettiamo tutti insieme.
- E facciamo una bella schifezza peggio di prima.
- No! Facciamo il Romanico. Il Romanico! Come loro, lo stile. Loro hanno fatto il Romanico, noi facciamo …

C’è  oggi in Italia (ma forse nella cultura occidentale) lo spazio per una forza politica di sinistra, popolare, partecipativa e riformista? E servirebbe averla?

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