Il rapporto tra fede cristiana e politica ha avuto una fase
iniziale molto conflittuale: persecuzioni, martiri, catacombe, non tanto perché
si pensava che i cristiani aspirassero ad un ruolo di potere, ma al contrario
una religione salvifica e centrata sulla vita ultraterrena proponeva valori che
mettevano in discussione quelli della civiltà romana.
Ancora alla seconda metà del II secolo nella “Lettera a
Diogneto” si ripropone il ruolo del cristiano come colui che” è nel mondo ma
non è del modo”, un rapporto conflittuale che ha ispirato in modo significativo
una parte della nascente religione cristiana e soprattutto la corrente ascetica
e mistica. Un testo che ha avuto una fortunata riscoperta anche durante il periodo
post conciliare e della fine del collateralismo tra cattolici e la
rappresentanza politica partitica della DC.
Si fa risalire invece all'Editto di Milano del 313 la
nascita di un collateralismo tra religione e potere coincidente con la fine
delle persecuzioni. Sarà infatti significativo il ruolo dei pontefici nel
passaggio tra la fine dell’Impero Romano d’Occidente e la nuova società
medioevale. Curiosamente sarà proprio un pontefice: Papa Gregorio Magno a
supplire alla carenza della politica nella parte occidentale dell’impero ed
affrontare la questione delle invasioni barbariche con una forte opera di
inclusione.
Anche quando poi arriverà lo scisma orientale la questione
più che disputa teologica e di ruoli religiosi, sarà prettamente questione di potere
temporale. Ancora adesso la regione ortodossa è molto intrecciata alle questioni
politiche delle nazioni in cui è prevalente, una religione fortemente
integralista e nazionalista.
La vera spaccatura sul piano religioso ma anche politico e
culturale è senz'altro quello della Riforma e della Controriforma.
La riforma prefigura un ruolo più attivo e consapevole dei
cristiani, pienamente responsabili al di fuori della mediazione religiosa. I
cristiani protestanti saranno molto più istruiti anche nella conoscenza dei
testi sacri (a volte fuorviati da una interpretazione strettamente letterale di
testi scritti in epoche molto diverse) Senza la mediazione dei Santi e neanche
della Madonna, anche se Lutero è un importante autore di un commento al
Magnificat. Da qui, sfruttando le novità tecnologiche del tempo, la diffusione
della Bibbia a stampa per i cristiani più colti e facoltosi e il ruolo delle
liturgie centrate sul canto dei salmi e sul sermone.
In contrapposizione la controriforma vedrà l’esaltazione delle
figure dei santi e della Madonna tanto da realizzare una serie di “fortilizi
culturali” dei santuari dedicati alla Madonna e alle sue apparizioni su una
linea di frontiera tra Europa cattolica e quella protestante, sostenute da
apparizioni ed eventi miracolosi (con qualche riedizione nel 1948 quando la
frontiera in Europa diventa quella tra est ed ovest). Anche la pratica della
recita del rosario, di origine domenicana, riprende vigore proprio in
contrapposizione alla lettura diretta dei testi sacri. Diffusa come pratica
soprattutto popolare come momento di ritrovo serale della famiglia patriarcale,
compito della “mater familias” era quella di “iniziare il rosario”, ricordando
ad ogni decina i vari misteri di meditazione. Il rosario infatti è una pratica
mistica in cui la voce ripete in continuazione la stessa locuzione e la mente è
libera di pensare e meditare sui misteri religiosi od altro. Una pratica che i
mistici definiscono di “attenzione apparente”, e se non ci sono meditazioni da
fare … ci si addormenta.
Il pericolo intravisto nel mondo cattolico della lettura
diretta dei testi sacri si protrae fino al Concilio Vaticano II con
l’introduzione della liturgia in italiano e con la pubblicazione del documento
“Dei verbum” del 1965. Fino ad allora i cattolici che volevano leggere
direttamente i testi sacri avrebbero dovuto chiedere una specifica dispensa al
proprio parroco.
L’ambito cattolico è caratterizzato da una notevole
ignoranza, a diversi livelli, della lettura, interpretazione e “discernimento”
dei testi sacri. Da qui una religiosità popolare di tipo superficiale,
identitaria e fortemente caratterizzata dalla pratica sacramentale. La messa in
discussione di questa impalcatura anche se in modo non sempre lineare sta aprendo
brecce consistenti nell’intero sistema.
Va letta anche in questa chiave la dichiarazione di
impotenza delle dimissioni di Benedetto XVI, che viene da una formazione
fortemente intellettuale e contigua al mondo protestante.
In questa breccia della chiesa cattolica, anche in
difficoltà a dare nuovo senso alla religiosità popolare di basso livello
culturale e religioso anche dei propri preti e catechisti, si inserisce la
dimensione religiosa identitaria sfruttata dalla Lega di Salvini.
La strada forse è quella già indicata da un altro intellettuale
e “pastore” che fu il cardinale Martini che promosse a livello delle singole
parrocchie una catechesi basata sulla pratica monastica della “lectio divina”,
ma ahimè mancano i quadri intermedi.
Nessun commento:
Posta un commento