“Contrordine compagni! Sono finiti i popcorn”
Crisi di governo ferragostana del 2019, al limite della
farsa come sono stati questi mesi di governo. Dopo aver approvato provvedimenti
che da più parti dicono non essere sostenibili, non solo, promettendosene di
farne altri altrettanti “a debito futuro” come si fanno quadrare i conti? Ci
penseranno quelli che arrivano dopo. Salvini ha aperto una crisi politica con
tempi non proprio comprensibili a questo riguardo, con lo spettro di un governo
istituzionale che farà la legge di bilancio oltre che gestire le elezioni. Un
Monti bis?
Cosa vuole Salvini sembra chiaro, capitalizzare l’ampio
consenso popolare acquisito in questi mesi e riproporre un governo di
centrodestra a guida leghista.
Cosa vogliano i Cinque Stelle sembra portare a casa una
battaglia di bandiera: la riduzione del numero dei parlamentari, fatta, come il
resto dell’azione politica del loro governo, all’insegna dell’improvvisazione.
Una battaglia solo di bandiera non direttamente applicabile se si arrivasse a
votare entro l’anno. Come si sistemano le cose? Ci penseranno quelli che
vengono dopo.
Nella sinistra le cose, come sempre, sono “molto più
complesse”.
La posizione più sorprendente è quella dei renziani che in
meno di ventiquattro ore hanno deciso che il quadro politico era talmente
cambiato da ribaltare anche la loro posizione politica. Dal minacciare la
scissione se qualcuno nel PD avesse parlato anche solo di una consultazione coi
Cinque Stelle a minacciare la scissione se non si fa un governo istituzione con
i Cinque Stelle! Arrivando perfino ad affermare che la linea politica nel
merito non l’avrebbe scelta la segreteria ma i gruppi parlamentari, così con un
sol colpo si sfiduciava anche il segretario di partito.
C’era chi faceva presente già lo scorso anno che la
situazione era pericolosa e i renziani hanno imposto la tattica del “popcorn”
affermando che le istituzioni democratiche sono forti. Visto che lo sciagurato
referendum renziano non era passato, le istituzioni democratiche sono ancora
quelle. Certo la legge elettorale non è proprio il massimo, la Lega sembra
avere un consenso altissimo, la riduzione del numero dei parlamentari avrebbe
bisogno di correttivi (ma per questo come già detto non c’è problema perché non
entrerebbe in vigore con queste elezioni!). Gli avversari interni avanzano il
sospetto, sembrerebbe fondato, che qualche mese di ritardo delle elezioni
servirebbero a Renzi per preparare il suo nuovo partito, simboli e nome già
pronti.
Un altro pezzo del PD vorrebbe invece un accordo di governo
con i Cinque Stelle per finire la legislatura, si sistemano i conti, si rimette
a posto il rapporto con l’Europa, si rabbercia il quadro istituzionale e poi si
va al voto. E’ uno scenario che ho già visto diverse volte: i due governi Prodi
e il governo Monti. Il centro sinistra che impone al paese scelte impopolari
poi perde le elezioni e la destra sperpera in scelte populiste che piacciono
tanto agli elettori. Si dice “senso dello Stato”, adesso addirittura bisogna
“salvare l’Italia e gli italiani”. Ma gli italiani vogliono essere salvati?
In teoria nel PD dovrebbe essere rimasto anche un gruppo che
vorrebbe comunque andare alle elezioni, mobilitare il paese su un programma
politico (?) in grado di recuperare gli astensionisti, i delusi dei Cinque
Stelle, i moderati (secondo qualcuno in realtà i moderati sono già il PD) e le
“varie anime della sinistra”.
Penso però che la sintesi programmatica sia impossibile.
Tutta la sinistra occidentale dopo l’abbandono della socialdemocrazia novecentesca,
la scelta del mercato, il blerismo, il liberalismo democratico, in realtà non
riesce a costruire un programma politico per gli elettori ormai populisti. Non
dico una ricetta per governare la globalizzazione e la crisi ambientale ma
anche solo:
- Si promuove il lavoro o si difendono i lavoratori?
- Il merito fa parte dei valori o è sempre e solo meritocrazia?
- Occuparsi dei diseredati è una questione di diritti (e doveri) o, in nome della “percezione della sicurezza” è un’opera di carità da lasciare alla chiesa e al volontariato?
- Il riformismo è un percorso da ricominciare o è meglio lasciare le cose come stanno garantendo i corporartivismi se no si perdono i voti?
- La sussidiarietà verticale è un valore? Portare il livello delle decisioni più vicino possibile agli elettori oppure in questo modo “si rompe l’unità della Repubblica”? Ma ricordiamoci dell’art. 114 della Costituzione “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.” Possiamo pensare di migliore l’efficienza dei servizi decentralizzando la gestione trasformando i servizi statali in “beni pubblici” con al centro gli utenti invece delle corporazioni?
- L’eguaglianza, l’equità e l’inclusione non sono sinonimi, come si coniugano le libertà individuali e l’appartenenza sociale? Come garantire a tutti di poter realizzare il proprio progetto di vita senza esagerate sperequazioni economiche e sociali?
- Se le differenze economiche e sociali si polarizzano eliminando il ceto medio, possiamo pensare di avere un problema di ridistribuzione del reddito? O pensiamo che anche questo possa essere risolto dal mercato?
Tutte questioni su cui non vedo concrete possibilità di trovare
sintesi nel centro-sinistra e, andando oltre la pretesa della “vocazione
maggioritaria”, anche nella sinistra e nella sinistra sinistra (lascerei fuori
che si propone di abbattere il capitalismo per avanzare verso il “sol dell’avvenir”).
Se invece si pensa ad una alleanza d’emergenza tipo CNL
questa ha bisogno di un suo momento catartico. Sarà duro, sarà doloroso, sarà
drammatico ma (sarà il pessimismo dell’età che avanza) non vedo altro modo per
invertire la narrazione populista maggioritaria nel paese.
Salvini dice di avere già pronta la finanziaria, bene,
andiamo a far scoprire le carte, facciamogliela approvare, poi la cosa non
regge nella vita reale del paese, tutti si assumano le loro responsabilità,
anche gli elettori. Aumenta l’IVA, gli investitori stranieri scappano, aumenta
la dislocazione produttiva, non ci sono più i soldi per pagare i dipendenti
pubblici (anche il mio), c’è bisogno della “troica”, si deve tagliare
drasticamente la spesa sociale e le pensioni. Gli elettori del tempo dei
sociali hanno bisogno di toccare direttamente con mano, se no sarà come la
volta scorsa quando eravamo più o meno nelle stesse condizioni e il governo
Monti rimette la situazione in sicurezza e nell’elettorato populista social
dipendente la colpa è stata di Monti e della Fornero e non di chi ha causato la
situazione e ora si appresta di nuovo a governare.
Forse solo dopo un disastro di questo tipo si potrebbero
ritrovare le condizioni per un nuovo CNL e le condizioni per ripensare nuove
sintesi e nuove riforme.
E’ brutto lo so.
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