Il 31 agosto 2018 si è conclusa la sperimentazione del
“bonus” per la valorizzazione del merito dei docenti. Come ADI ci siamo
espressi nettamente in modo contrario a questa scelta. Forti del nostro
specifico sguardo internazionale sulla scuola, sostenuti dai risultati ottenuti
con scelte simili già applicati in altri paesi ci era già chiaro che fosse una
scelta sbagliata. Alla scuola non servono più forti competenze singolari
estemporanee da premiare a posteriori annualmente ma una organizzazione di squadra
con competenze e ruoli differenziati attraverso una vera e propria carriera dei
docenti stabile, per andare oltre la valorizzazione del “capitale umano” verso
una organizzazione che faccia emergere il “capitale professionale”.
Il meccanismo è stato applicato ma non se ne conoscono i
risultati di una azione che la legge stessa definiva sperimentale. Il MIUR ha
condotto una indagine sull’applicazione solo nel primo anno. Secondo il comma
130 gli USR dovrebbero fornire al ministero una “relazione sui criteri adottati
dalle istituzioni scolastiche”, queste relazioni dovrebbero essere esaminate da
un apposito comitato tecnico scientifico, esplicitamente previsto per legge dal
comma 130, che dovrebbe predisporre le linee guida per l’applicazione
definitiva del meccanismo.
Tutta la sperimentazione sembra conclusa con un’altra
malsana abitudine italiana, quella di modificare una legge del Parlamento non
solo con Decreti Ministeriali ma addirittura con il Contratto Collettivo
Nazionale. Quello della scuola infatti di aprile 2018 fa confluire il fondo
specifico nell’unico fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, poi
all’art. 22 introduce anche il “bonus docenti” nella contrattazione sindacale
d’istituto per la definizione “dei criteri generali per la determinazione dei
compensi”. Ma secondo il comma 127 i criteri sono definiti dal comitato di
valutazione. Sembrerebbe quindi che il DS assegnerà il “bonus” tenendo dei
criteri del comitato di valutazione e applicando quelli contrattati con la RSU.
Siccome poi le farse della normativa non ci stupiscono più,
il CCN parla di far confluire nel fondo per il per il miglioramento
dell’offerta formativa anche quello del “bonus” a partire dall’a.s. 2018-19,
l’Aran con una nota del 29 agosto 2018 (a due giorni dal termine dell’anno
scolastico!) rettificando una propria nota di luglio, afferma che la
contrattazione dei criteri con l’RSU vale anche per l’anno scolastico 2017-18
nel comunicarlo alle scuole fa presente che tanto i soldi non ve li hanno
ancora dati.
Temo che anche questa sperimentazione finirà all’italiana
senza una vera valutazione sui dati senza una decisione chiara su come
proseguire, rimarrà in vita come un residuato, una riserva da cui da cui di
volta in volta recupere fondi, come del resto è già avvenuto proprio con il
Contratto. Nessun cambiamento in vista insomma.
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