lunedì 25 novembre 2019

La Latteria


Ricordi belluschesi 2

La Latteria

Stavo raccogliendo i pensieri per ordinarli in altri ricordi belluschesi, ma stamattina ci ha lasciato “ul Mandel” e allora mi concentro sulla “Latteria”, Personaggi pieni di vita ed esuberanti che può portarseli via solo un infarto. Adesso Enzo ricomincerà le sue interminabili discussioni con l’altro protagonista del bar: il “Ca-Carletu” sul calcio o meglio su Milan e Inter.
La Latteria ha aperto nel 1963 e subito qualche tempo dopo ha cominciato ad essere frequentata dai giovani belluschesi ed è stata il punto di riferimento per la “beat generation” belluschese.
50 metri quadri in totale, due banchi, quello della latteria e quello del bar, tre tavolini, 12 sedie il jukebox (50 lire una canzone 100 lire tre canzoni) e il flipper, quest’ultimo a furie di spinte e colpi d’anca, ma senza mandarlo in tilt, ha lasciato i segni scavando le piastrelle del pavimento. Un retro che in teoria doveva essere la cucina privata ma che in pratica diventava il prolungamento del bar, ogni tanto quando tornavo da scuola mi trovavo a mangiare in un angolo del tavolo mentre sullo stesso tavolo della cucina giocavano a carte. Durante il mio turno di servizio per leggere mi rincantucciavo tra la vetrina e la macchina del caffè.
Non esisteva il divieto di fumo per cui spesso l’aria diventava irrespirabile
Il bar non serviva super alcolici se non per la correzione del caffè, le bevande più diffuse quelle più economiche: la gazzosa, la spuma (in tutte le sue varianti), l’acqua e menta, d’estate grandi quantitativi di ghiaccioli.
All’inizio era frequentato anche da diverse ragazze, con grande scandalo in paese. Ragazzi e ragazze, giovani, insieme nello stesso bar si diceva: “è come mettere la paglia insieme al fuoco”. Poi il machismo l’ha fatta da padrone le ragazze sono scappate. Per evitare gli sguardi insistenti e il “gallismo machista” di quei giovani le ragazze evitavano di passarci davanti, oppure altre ci passavano spesso.
Però stranamente per un periodo il sabato e domenica sera d’estate, quando i giovani andavano nelle sale da ballo arrivavano le famiglie per farsi una coppa di gelato con l’amarena Fabbri.
Se d’inverno lo spazio era davvero “ristretto” non impediva però di organizzare tornei di scopa, di “cutecc” e perfino di scacchi.
D’estate lo spazio si dilatava tutto all’esterno fino ad occupare il marciapiedi al di là di via Bergamo.
I giovani erano studenti e lavoratori ma in generale le disponibilità economiche erano limitate. Erano gli anni del boom economico, le prime automobili, le prime vacanze in riviera romagnola o a Lignano.
Se avete presente i film dei Vanzina sugli anni ’60 qui li ho visti o sentiti raccontati tutti dal vero. La goliardia era sempre nell’aria ma divieto assoluto di bestemmiare se no si sentiva il rimprovero di Giannina.
Il bar all’inizio non aveva il giorno di chiusura ma chiudeva solo mezza giornata a Natale, ma anche nel pomeriggio di Natale si trovavano li fuori e non sapendo dove andare magari si inventavano di andare a prendere un caffè a Venezia.
Oppure quella volta che avevano accompagnato il loro amico in stazione centrale a Milano che partiva per il CAR a Genova e poi si sono guardati in faccia e si dicono “cosa facciamo adesso?” Ed uno: “E se gli facciamo una sorpresa e andiamo in macchina a Genova ad aspettarlo alla stazione?” Detto fatto.
I ricordi sarebbero tantissimi, magari qualche cliente di allora si sbilancia a raccontare quello che si può raccontare, ma come non ricordare la gara a cronometro di ciclismo inventata li per li una domenica pomeriggio, o i tornei di calcio.
Come per tutte le generazioni di giovani erano in conflitto con gli adulti, a bar chiuso continuavano a rimare li fuori o a giocare a calcio sull’incrocio di via Roma via Bergamo e allora dalle finestre intorno arrivavano secchiate d’acqua condite con l’epiteto “andì in lecc barbuni”.
Si lasciava la compagnia appena si “metteva la testa a posto”, qualcuno ha passato li diverse ondate e a un certo punto sono comparsi anche due anziani: “ul Fredu” e “il Cigno” che probabilmente non volevano invecchiare.
Qui sono comparsi i primi capelloni, i pantaloni a zappa d’elefante, le camicie a fiori, il maxi-cappotto, gli eskimo, i jeans sfrangiati, le espadrillas.
Il pezzo forte della latteria era la cioccolata con la panna.
Nel 1977 la Latteria si converte in pasticceria, divieto di fumo e niente carte da gioco. Si interrompe il passaggio generazionale, anche se il pezzo forte della pasticceria: le pizzette il sabato pomeriggio, un certo passaggio si è mantenuto.
La gestione del bar si è conclusa alla fine del 2010 con una grande festa degli ex nel cortile.
Allego il link alla canzone di Davide Van De Sfroos “L’esercito delle dodici sedie” che richiama molto dell’atmosfera del bar

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