martedì 21 febbraio 2023

 

L’abolizione dei “bonus edilizi” una discussione parziale

La cialtronaggine con cui sono stati aboliti i bonus edilizi è dovuta soprattutto ai tempi con cui la decisione è stata assunta e per l’assenza di una qualsiasi altra soluzione. Si parla dei bonus legati al risparmio energetico e al miglioramento sismico degli edifici privati.

Per gli enti pubblici negli scorsi anni sono state investite risorse pubbliche tramite strumenti quali i “certificati bianchi” e il “conto termico”, con l’utilizzo anche delle ESCO (Energy Service COmpany), e chi sa se gli stessi strumenti possano essere ripensati anche per il settore privato.

Gli interventi sul risparmio energetico del patrimonio edilizio privato sono necessari proprio nell’ottica della riconversione energetica, per cui è miope riferire il solo costo sulle finanze pubbliche di questi interventi senza farne un bilancio ambientale in termini di riduzione della CO2 in atmosfera e sulla questione dei cambiamenti climatici. A quanto ammonta e ammonterà il costo dei soccorsi e del ripristino dei danni alle infrastrutture e al patrimonio edilizia a seguito dei danni dagli eventi meteorici anomali?

Gli interventi sul risparmio energetico del patrimonio edilizio non possono essere sostenuti direttamente dai privati cittadini per l’entità delle risorse richieste e perché per il singolo cittadino l’intervento può essere non conveniente o con tempi di rientro troppo lunghi. Bisogna tenere presente che il vantaggio economico di questi interventi è determinato anche dall’andamento del costo delle fonti energetiche. Il bene da perseguire è principalmente collettivo anche in riferimento alla scala degli interventi, quello del risparmio energetico, riferito alla prestazione energetica dei singoli edifici (nell’ottica che il miglior risparmio energetico è dato dall’energia non consumata) ha una economia di scala più o meno individuale; mentre l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili ha una economia di scala anche collettiva. I due interventi hanno una forte complementarità, se ho bisogno di meno energia posso usare sistemi di produzione anche meno potenti.

Anche gli interventi sul miglioramento antisismico degli edifici privati presentano problematiche simili, al di là dei costi umani per il numero delle vittime i costi in termini di stanziamenti pubblici dei terremoti in Italia dal 1968 al 2012 è stato di 121 milioni di euro (attualizzati al 2014) https://www.cni.it/images/News/2016/I_costi_dei_terremoti_in_Italia.pdf

Anche in questo caso i costi sono difficilmente sostenibili dalle singole famiglie, si aggiunga inoltre la difficoltà di addivenire alle decisioni a livello condominiale e ancora più complesse nell’ambito dei centri storici (maggiormente a rischio) dove le proprietà private a volte non vanno da “terra a cielo” e comunque implicano interventi su muri confinanti ed altre varie complessità.

Come al solito dopo ogni terremoto sentiremo la solita tiritera della necessità di interventi di prevenzione, Il territorio italiano (al netto del mistero Sardegna) è quasi totalmente con pericolo sismico da 3 a 1.

Un elemento di criticità dei bonus attivi fino all’altro giorno è stato l’innalzamento dei costi degli interventi (al di là delle truffe che …) ma stiamo parlando di un mercato regolamentato, non certo di un mercato libero per cui qualche intervento da questo punto di vista si sarebbe potuto fare. L’atro intervento poteva essere quello di un intervento di tipo strutturale e non contingente, con tempi molto più lunghi di possibilità di utilizzo dello strumento.

Infine, la questione delle imprese edili. Dobbiamo scontare il fatto che il settore dell’edilizia si è poco industrializzato in termini di dimensioni aziendali con tutte le conseguenze del caso, siamo in presenza di un settore con un know aut di tipo artigianale. È almeno dal secondo dopoguerra che una delle poche politiche economiche pubbliche puntano sull’edilizia, a partire dal “piano Fanfani” che aveva come titolo “Provvedimenti per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori” e che vedono nella crescita del settore edilizio il motore in grado di trainare anche gli altri comparti economici. Interventi che hanno avuto anche una ricaduta sulle trasformazioni sociali e occupazionali, l’edilizia è stato per molti il passaggio intermedio da immigrato contadino a operaio e ancora adesso lo si riscontra con l’immigrazione extracomunitaria. Nel caso citato, poi con il piano casa degli anni ’70 (dopo di che il vuoto) gli interventi pubblici miravano all’incremento del patrimonio di edilizia sociale, il tema ora è invece quello del recupero del patrimonio edilizio esistente per evitare di continuare a buttare solti del riscaldamento in un contenitore inefficiente e quantità di CO2 in atmosfera, per avere case più sicure in presenza di uno scuotimento sismico almeno per la tutela della vita.

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