L’abolizione dei “bonus edilizi” una discussione parziale
La cialtronaggine con cui sono stati aboliti i bonus edilizi
è dovuta soprattutto ai tempi con cui la decisione è stata assunta e per l’assenza
di una qualsiasi altra soluzione. Si parla dei bonus legati al risparmio
energetico e al miglioramento sismico degli edifici privati.
Per gli enti pubblici negli scorsi anni sono state investite
risorse pubbliche tramite strumenti quali i “certificati bianchi” e il “conto
termico”, con l’utilizzo anche delle ESCO (Energy Service COmpany), e chi sa se
gli stessi strumenti possano essere ripensati anche per il settore privato.
Gli interventi sul risparmio energetico del patrimonio
edilizio privato sono necessari proprio nell’ottica della riconversione
energetica, per cui è miope riferire il solo costo sulle finanze pubbliche di
questi interventi senza farne un bilancio ambientale in termini di riduzione
della CO2 in atmosfera e sulla questione dei cambiamenti climatici.
A quanto ammonta e ammonterà il costo dei soccorsi e del ripristino dei danni
alle infrastrutture e al patrimonio edilizia a seguito dei danni dagli eventi
meteorici anomali?
Gli interventi sul risparmio energetico del patrimonio
edilizio non possono essere sostenuti direttamente dai privati cittadini per
l’entità delle risorse richieste e perché per il singolo cittadino l’intervento
può essere non conveniente o con tempi di rientro troppo lunghi. Bisogna tenere
presente che il vantaggio economico di questi interventi è determinato anche
dall’andamento del costo delle fonti energetiche. Il bene da perseguire è
principalmente collettivo anche in riferimento alla scala degli interventi,
quello del risparmio energetico, riferito alla prestazione energetica dei
singoli edifici (nell’ottica che il miglior risparmio energetico è dato dall’energia
non consumata) ha una economia di scala più o meno individuale; mentre l’utilizzo
delle fonti energetiche rinnovabili ha una economia di scala anche collettiva. I due interventi hanno una forte complementarità, se ho bisogno di meno energia posso usare sistemi di produzione anche meno potenti.
Anche gli interventi sul miglioramento antisismico degli
edifici privati presentano problematiche simili, al di là dei costi umani per il
numero delle vittime i costi in termini di stanziamenti pubblici dei terremoti
in Italia dal 1968 al 2012 è stato di 121 milioni di euro (attualizzati al
2014) https://www.cni.it/images/News/2016/I_costi_dei_terremoti_in_Italia.pdf
Anche in questo caso i costi sono difficilmente sostenibili
dalle singole famiglie, si aggiunga inoltre la difficoltà di addivenire alle decisioni
a livello condominiale e ancora più complesse nell’ambito dei centri storici
(maggiormente a rischio) dove le proprietà private a volte non vanno da “terra
a cielo” e comunque implicano interventi su muri confinanti ed altre varie complessità.
Come al solito dopo ogni terremoto sentiremo la solita
tiritera della necessità di interventi di prevenzione, Il territorio italiano
(al netto del mistero Sardegna) è quasi totalmente con pericolo sismico da 3 a
1.
Un elemento di criticità dei bonus attivi fino all’altro
giorno è stato l’innalzamento dei costi degli interventi (al di là delle truffe
che …) ma stiamo parlando di un mercato regolamentato, non certo di un mercato
libero per cui qualche intervento da questo punto di vista si sarebbe potuto
fare. L’atro intervento poteva essere quello di un intervento di tipo
strutturale e non contingente, con tempi molto più lunghi di possibilità di
utilizzo dello strumento.
Infine, la questione delle imprese edili. Dobbiamo scontare
il fatto che il settore dell’edilizia si è poco industrializzato in termini di
dimensioni aziendali con tutte le conseguenze del caso, siamo in presenza di un
settore con un know aut di tipo artigianale. È almeno dal secondo dopoguerra
che una delle poche politiche economiche pubbliche puntano sull’edilizia, a
partire dal “piano Fanfani” che aveva come titolo “Provvedimenti per
incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per
lavoratori” e che vedono nella crescita del settore edilizio il motore in grado
di trainare anche gli altri comparti economici. Interventi che hanno avuto anche una ricaduta sulle trasformazioni
sociali e occupazionali, l’edilizia è stato per molti il passaggio intermedio da
immigrato contadino a operaio e ancora adesso lo si riscontra con l’immigrazione
extracomunitaria. Nel caso citato, poi con il piano casa degli anni ’70 (dopo di che il vuoto) gli interventi pubblici miravano all’incremento del patrimonio di
edilizia sociale, il tema ora è invece quello del recupero del patrimonio
edilizio esistente per evitare di continuare a buttare solti del riscaldamento
in un contenitore inefficiente e quantità di CO2 in atmosfera, per avere case
più sicure in presenza di uno scuotimento sismico almeno per la tutela della
vita.
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