Barbara Kingsolver 1
“DEMON COPPERHEAD”
Come ogni tanto capita, mi sono imbattuto in una scrittrice molto interessante: Barbara Kingsolver, salvo poi scoprire che è data come tra le più importanti scrittrici americane viventi. Nel 2023 ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa col primo romanzo che ho letto “Demon Copperhead” uscito negli Stati Uniti nel 2022.
Il romanzo è proprio una riscrittura di quello di Dickens
“David Copperfield”, il protagonista è un ragazzo orfano prima di padre e poi
anche di madre, sono ripresi diversi dei personaggi e alcune caratterizzazioni
del romanzo originale. Il contesto però è molto diverso, Demon è un “millenium”
e vive nella provincia americana del Tennessee in un contesto di depressione
economica per dell’abbandono delle miniere di carbone e attività agricole di
sussistenza. È interessante il confronto fra i due testi.
Manca quindi lo spirito positivista dello sviluppo
industriale londinese, certo, con tutte le sue deficienze, ma in grado di far
immaginare una ascesa sociale. Per Demon le speranze sono più ristrette e
l’abisso fisico e morale ancora più profondo. Se per David l’inizio del
riscatto può essere un lavoro impiegatizio, per Demon si tratta di sperimentare
il fallimento dell’organizzazione degli affidi e l’aspirazione di ascesa
sociale potrebbe essere la squadra di rugby della scuola. La fuga dalle
depressioni giovanili possono essere gli stupefacenti diffusi, ma la piaga
sociale diventa la dipendenza da psicofarmaci abbondantemente somministrati e
sponsorizzati dalle case farmaceutiche. Il riscatto potrà arrivare, stavolta
non dalla scrittura ma dal fumetto.
L’inizio del capitolo 23 è dedicato alla opinione del protagonista
sulla sua esperienza scolastica vissuta fino a quel momento:
“Per la cronaca, io non ho sempre odiato la scuola. Anzi
un tempo le dedicavo anche un certo sforzo. Uno dei più bravi a leggere, almeno
fra i maschi. Forse credevo di rendere mamma orgogliosa. O forse volevo solo
dimostrarle che non avrei mollato come aveva fatto lei. In ogni caso non aveva
più importanza. Adesso guardavo gli altri ragazzi che alzavano la mano, davano
le risposte giuste, e buon per loro. Oggetto delle risposte la battaglia di
Appomattox, il ciclo vitale di una pianta, ma chissenefrega? Se tutto quello
che ti interessa sapere è dov’è la porta per uscire di qui e che ovunque tu
vada continuerai ad avere fame.
Gli insegnanti, il preside e Miss Barks mi facevano tutti
la stessa predica perché non mi impegnavo abbastanza e non sfruttavo a pieno il
mio potenziale. Io non mi ci metto nemmeno a discutere, con loro. Arrivi al
punto che non te ne importa un accidente se la gente ti considera uno sfigato.
Forse perché a quella conclusione ci eri già arrivato per primo. Avrei voluto
dirgli: Ce l’avete davanti il mio potenziale, è quello che state guardando.
Come cazzo volete chiamarlo? Ma credete davvero che l’abbia deciso io, di
ritrovarmi a vivere dentro uno così?
Impegnarmi a fondo? Ve lo dico io com’è: cercate di
arrivare in fondo a ogni giornata evitando di fami guardare male, di prendermi
una parte di merda da un insegnante, di farmi ridere dietro dalle ragazze, o
essere preso a cazzotti da qualche stronzo. Se per caso vi è mai capitato lo
sapete già. Se invece provate a immaginarlo, non ci arriverete neppure vicino.
Tutta quella gente doveva proprio continuare a chiedermi perché volevo mollare
la scuola? Che potevo fare, se non guardare il muro e non dire niente, o al
massimo mi dispiace? Stavo imparando ad apprezzare quell’orrido sapore
di bruciato delle parole che mi sarebbe toccato mandare giù chissà quante
volte. Mi dispiace.”
Quanti ragazzi incontrati in questo stato d’animo.
Subito dopo però, il confronto con l’esperienza di un
precario lavoro estivo gli permette di riconsiderare la scuola come sistema:
“Quello di cui non ti rendi conto a scuola, è che tutti
sono in cammino verso qualcosa. Anche se sei uno di quelli già fregati in
partenza, partecipi lo stesso. Okay, ragazzi, arriviamo alla fine di questa
lezione, di questo quadrimestre, di quest’anno. A maggio faremo i test di
valutazione, forse la nostra disgraziatissima scuola otterrà un punteggio
migliore, così gli insegnanti conserveranno il loro posto e passeremo tutti
alla classe successiva. E comunque qualsiasi ragazzo pensa solo a crescere e
perciò ecco fatto, progresso automatico.”
Tra i nuovi personaggi introdotti c’è una coppia di
insegnanti, coppia mista, Mr Armstrong nero, consulente per l’orientamento e Ms
Annie, bianca, insegnante di arte. Demon li incontra nella nuova scuola, l’occasione
della nuova ripartenza, in un nuovo affido. I due insegnati sono un po’ l’emblema
della pedagogia progressista, quegli insegnanti insomma che si prefiggono
sempre di salvare il modo, saranno loro a valorizzare le capacità fumettistiche
del protagonista.
Un bellissimo romanzo di formazione contemporaneo, scritto
in modo efficace per una lettura veramente coinvolgente.
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