Ricordi belluschesi 12
Da via Roma a Glasgow
A Glasgow in questi giorni si è svolta la Cop 26 in cui si è discusso di cambiamenti climatici. Prima in vicolo Muggiasca, che un po’ il nostro imbuto, poi in via Roma e ora via Suardo si sta rifacendo la fognatura, non sembra eppure c’è un nesso.
Il progetto di una fognatura tiene conto del numero degli abitanti che deve servire e delle aree impermeabilizzate che non permettono la dispersione delle acque di pioggia, per cui può succedere che impianti fognari nel tempo risultino sottodimensionati perché è aumentata la popolazione da servire o sono aumentate le aree non più permeabili. In realtà i cambiamenti climatici in atto rischiano di mettere sotto scacco il complesso delle reti fognarie del nostro territorio.
Quello che sta cambiando in modo significativo è il parametro degli eventi piovosi che entra nel calcolo del dimensionamento della portata dell’impianto. Se una fognatura viene dimensionata secondo un parametro statistico di un tempo di ritorno di 200 anni (periodo per cui possiamo cominciare ad avere dati più o meno certi), di solito si prende in considerazione un dato che si è verificato almeno il 95% delle volte in quel periodo, da qui ne deriva una bassa probabilità che durante la vita di un impianto calcolato in 100 anni quel valore venga superato. Ora se lo stesso valore, statisticamente si raggiunge con un tempo di ritorno di 50 anni vuole dire che la probabilità che l’impianto risulta sottodimensionato viene moltiplicato almeno per 4 volte
Il 16 settembre 2020 è stato pubblicato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) il report “Analisi del Rischio, i cambiamenti climatici in Italia https://www.cmcc.it/it/analisi-del-rischio-i-cambiamenti-climatici-in-italia .
In questo rapporto sugli effetti attesi, per quanto riguarda le aree urbane e quelle pedemontane, si prevede oltre all’aumento di temperatura, giorni più caldi e secchi, e soprattutto per quello che ci interessa qui, meno piogge ma più intense.
Le piogge molto intense, che giornalisticamente vengono chiamate in modo improprio” bombe d’acqua”, generano un volume d’acqua molto elevato in tempi molto ristretti cambiando in modo significativo l parametro per dimensionare il diametro e la pendenza dei tubi della fognatura. I grandi quantitativi d’acqua mandano in tilt la fognatura causando allagamenti. Conseguenze ovviamente si ripercuotono poi sugli impianti di depurazione per cui è sempre più richiesto anche impianti di momentaneo deposito delle acque piovane chiamati “vasche volano”. Quelle di Bellusco si trovano a sud del paese e visibili dal sentiero che porta a Cascina Rossino e pare per ora siano sufficientemente dimensionate. I tempi molto stretti con cui le acque piovane arrivano poi ai corsi d’acqua se non si realizzano le “vasche volano” causano gli straripamenti e le esondazioni a valle. Il problema riguarda quindi il soggetto pubblico che si occupa della gestione degli impianti per il nostro territorio: BrianzAcque e ad una scala più grande l’Autorità di Bacino Distrettuale Padano che nel nostro caso comprende il Piemonte la Valle d’Aosta e la Lombardia, questi enti hanno redatto un Piano Gestionale del Rischio Alluvioni che si pone come uno degli obiettivi quello di ridurre il pericolo che in questo caso vuole dire ridurre il quantitativo d’acqua che arriva in poco tempo nei fiumi.
I lavori di rifacimento delle fognature hanno anche altre necessità, i tratti in rifacimento hanno meno dei 100 anni ipotizzati di durata, anche a causa delle tecnologie disponibili al tempo della loro realizzazione. I vecchi tubi generano delle perdite nel sottosuolo con il rischio di inquinare le falde acquifere e quindi l’acqua potabile. Il fatto di avere un gestore pubblico come BrianzAcque che si occupa di tutto il ciclo dell’acqua, dalla fornitura, alle acque reflue è una garanzia che si ragioni in modo non settoriale.
Quindi tra i costi da considerare degli effetti dei cambiamenti climatici dobbiamo far rientrare anche il rifacimento delle fognature più datate delle aree urbane.
Oltre alle fognature i grandi quantitativi d’acqua in tempi brevi mettono sotto stress anche i corsi d’acqua superficiali che nel nostro territorio sono il rio Vallone e il Torrente Cava.
Il primo scorre prevalentemente all’esterno dei centri abitati e non presenta quindi criticità rispetto alla vulnerabilità del rischio esondazione, a volte allaga un po’ i campi della sponda sinistra che sono più bassi. Il Cava invece attraversa molto centri abitati, per un breve tratto è tombinato a Bellusco e per tratti molto più lunghi è chiuso a Ornago e Cavenago, per cui dopo l’esondazione del 1987 che ha fatto danni anche a Bellusco (anche a causa di errori di tipo strutturali) sono stati realizzati diversi lavori detti di “prevenzione strutturale” tra cui il più significativo un tunnel a nord di Camuzzago che passa sotto il golf e devia le piene del Cava nel Rio Vallone a salvaguardia degli abitati di Ornago e Cavenago.
Ulteriore problema è l’incapacità dei terreni agricoli di assorbire adeguatamente questi quantitativi d’acqua che scorre superficialmente e tracima dai fossetti laterali allagando le strade extraurbane, fenomeno che abbiamo nella parte alta di Corso Alpi. La stessa strada ha inoltre problemi con la vasca volano di Sulbiate-Aicurzio: altro impianto che risulta ora sottodimensionato.
Certamente a Glasgow non si parla della Brianza ma dobbiamo sapere che ragionare sulle emissioni di CO2 ci serve per capire che diametro devono avere i tubi della fognatura per funzionare nei prossimi anni se continuano ad aumentare gli eventi delle piogge intense e, fatto non secondario, ha a che fare con le cantine che si allagano.
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