Ricordi belluschesi 13 bis
Ritorno sull’acqua
Nel post precedente ho raccontato come la disponibilità dell’acqua abbia permesso di ottenere dei sistemi produttivi agricoli molto diversi e come poi questo ha trasformato il paesaggio, l’urbanistica e la società dei nostri territori.
C’è un fatto curioso sempre legato alla villa Gallarati Scotti di Oreno proprietari, tra l’altro, anche della cascina Cavalera. Lo stampatore milanese Marc’Antonio Dal Re ha pubblicato nella prima metà del ‘700 una serie di stampe delle ville costruite in quegli anni nella pianura asciutta o lungo il Naviglio della Martesana e chiamò quelle stampe “Ville di delizie o siano palagi camparecci nello Stato di Milano” da qui poi il termine che è rimasto di “ville di delizie”. A riprova che l’insediamento di queste ville fosse soprattutto un segnale di “presa di possesso di un territorio” più che un investimento imprenditoriale sull’agricoltura, dice Dal Re nella descrizione della villa di Oreno e del laghetto presente nel giardino:
“Il più magnifica di questi luoghi è il perenne corso dell’acqua copiosa, per cui tirare molte miglia da lungi, si è dovuta aprire con dispendioso taglio una Collina ed unire con difficilissimi condotti gli aperti passi della pubbliche Strade. Serva questa, oltre al gioco delle Acque in vari pertimenti, a formare uno Stagno a guisa di piccol Lago, bastevole a sostenere per l’altezza delle Acque una barchetta con entro dieci in dodeci Persone, e condurle in ameno diporto d’intorno alle Verdi rive”.
Dal Re forse un po’ esagerava per compiacere gli aristocratici che compravano le sue stampe contenti di essere citati per le loro opere (non avevano ancora la possibilità di farsi un selfie davanti alla propria nuova villa) ma è vero che per realizzare un laghetto nel parco i conti Gallarati costruiscono un canale lungo 13 chilometri a partire dalle colline sopra Missaglia fino ad Oreno, una spesa per lo svago di cui non si intuisce l’importanza che avrebbe potuto avere per la produzione agricola.
Tutt’altra storia, per esempio, è stata la vicenda delle “ville venete” quando l’aristocrazia veneta dopo la, seppur vittoriosa, battaglia di Lepanto del 1571, decide di spostare parte degli investimenti dal mare alla campagna, queste ville di piacere diventano connesse, anche architettonicamente, agli edifici produttivi dell’agricoltura
L’agricoltura nella nostra zona era quindi molo dipendente dalle piogge primaverili sempre abbondanti così come in autunno, ora i cambiamenti climatici stanno modificando la frequenza e l’intensità di queste piogge ma rimangono una caratteristica del nostro clima, febbraio e marzo di solito piuttosto secchi con il rischio di incendi boschivi (dove sono rimasti, mentre in altre parti d’Italia il rischio boschivo è soprattutto estivo). E’ il periodo in cui chi deve curare i giardini impazzisce per la rapida crescita dell’erba e di chi un po’ fantozzianamente si arrabbia perché fa bel tempo da lunedì a venerdì e poi sabato e domenica piove.
Come appassionati di storia locale belluschese un po’ ci spiace di non aver avuto una villa sul nostro territorio ma in questo senso svolgeva il proprio ruolo il catello. In epoca più tarda abbiamo avuto la Villa Bartesaghi a Cantone opera di un rifacimento totale alla metà dell’800 su strutture preesistenti addirittura del fine del ‘400, ma poi rifatta di nuovo in epoca recente.
Nessun commento:
Posta un commento